Via della Camilluccia

Il nome si deve a Camillo Borghese, marito di Paolina Bonaparte, che da un sentiero preesistente tracciò una strada in terra battuta per accedere ai suoi terreni all’Acqua Traversa. Nel 1887 il Comune la dichiarò strada comunale, la allargò ma non sufficientemente. Ci vorrà, nel 1904, un curioso incidente all’altezza della storica trattoria Nino per allargarla ulteriormente fino a permettere il traffico nei due sensi. L’iniziativa stavolta si dovette a Re in persona. Vittorio Emanuele III amava spesso inoltrarsi sulla Camilluccia con la sua carrozza per rilassanti passeggiate. Un bel giorno il corteo reale si imbatté in un enorme carro che, stipato di fieno, era rimasto incastrato occupando l’intera carreggiata. Al Re non restò che ordinare al cocchiere il “dietro front” e tornare di nuovo in città. Di qui, per evitare altri simili inconvenienti, chiederà senza indugi un ulteriore ampliamento della strada. Per la sua amenità, il crinale su cui scorre la Via, che si snoda in posizione strategica tra i monti della Farnesina e il Fosso dei Frati in direzione nord-ovest, attrasse insediamenti umani fin dall’età preistorica, come testimoniano diversi rilevamenti archeologici. Ma solo nel corso del Novecento lungo questa arteria divenne una delle direttrici di urbanizzazione di Monte Mario. Felice Blasi nel suo “stradario Romano” ci informa che fino al 1946, circa c’era una sola vaccheria al n. 27, un cippo sepolcrale e la Cappelletta della Madonna del Buon Consiglio, le Ville al n° 38 , e al n° 36, quest’ultima in restauro e prima della potatura degli alberi e naturalmente Nino alla Camilluccia.